giovedì 25 settembre 2008

Viaggiare.

fotografia TrainZItaliaFoto

Quest'aria tiepida morbida di nuvole miti. Questo quieto odor di fango che a folate arriva dalla terra bagnata. Quest'erba arruffata che spunta dai sassi della breccia fra le traversine delle rotaie. Placido disordine di casa, palazzi di periferia che pure hanno l'aria abitata, biciclette incatenate ai recinti di cemento, merli e passeri che razzolano fra i sassi.


Questo è un buon posto. Non so perché, questo è un buon posto.
Forse perché viaggio piano e mi lascio portare dalle ruote rapide senza fare opposizione, senza cercare nulla né rimpiangere nulla.
Forse perché il cappuccino e la brioche nel bar erano buoni e poco cari. Forse perché questa panchina sul binario è comoda e confortevole, circonfusa da un'aria di casa.
Il mondo è la mia casa oggi. Il cielo largo con le nuvole che a tratti si diradano e si schiariscono ha un'aria di libera quiete buona.


Non so perché i treni mi piacciono tanto. Quando sono seduta su questi sedili vecchi di plastica dai colori chiassosi e guardo fuori le cose che corrono e il cielo largo nell'aria di sciroppo mite mi sento a casa. So che arriverò prima o dopo, come su un vecchio mulo sicuro che conosce la strada. Non soffro impazienza, e ogni momento mi sembra un momento regalato. Un momento in cui vivere è l'unica possibile sensata motivazione.
Mi sento a casa. Un benessere tranquillo di possesso appagato, e possesso non c'è.
E' buffo. Tutto quel che al mondo si può avere è qui. Nella vicinanza fortuita di persone che fanno la tua stessa strada e mostrano il loro modo di farla. Mucchi di bagagli sulle spalle, occhi arrossati. La stessa lenta pazienza che mi possiede. La stessa pace senza domande che fa desiderare di non far nient'altro che sedersi qui, su questa vecchia plastica, e vivere.

martedì 23 settembre 2008

Abate e Franchi: in uscita i nuovi libri


Sono in uscita i nuovi libri di Carmine Abate e di Gianfranco Franchi .
Abate ci propone "Gli anni veloci", ed. Mondadori, un testo che ha il sapore del romanzo di formazione: Nicola e Anna, due adolescenti di Crotone, percorrono un mondo in trasformazione, in un affresco che spazia dagli anni Settanta ai giorni nostri, col sottofondo della musica di Lucio Battisti e Rino Gaetano.
Cito dalla quarta di copertina:
"In questo romanzo pieno di passioni Carmine Abate compie la scelta coraggiosa di accostare ai ciottoli aguzzi del dialetto quelli lisci e tondi delle parole delle canzoni. Ne nasce una lingua saporita che, intrecciando i destini dei protagonisti con quelli di due grandi cantautori italiani, ci racconta una storia intensa come il sole d’estate e delicata come una canzone d’autore."

Gianfranco Franchi esce invece con l'attesa silloge di poesie che raccoglie tutte le opere poetiche da lui composte nell'arco di dodici anni.
Cito dalla prefazione di Karlsen e Fressura:
«Gianfranco Franchi nasce poeta e tuttavia qui, nell’Inadempienza, come scrittore di poesie volontariamente muore. Il lettore infatti è davanti a una raccolta che si prefigge di risultare conclusiva. Quasi un atto postumo compiuto in vita. Eppure Franchi è nato, è, e malgrado lui stesso continuerà a essere poeta, perché ha sempre inteso la letteratura come ricerca, frastagliata e coerente a un tempo, rivolta all’interiore e all’esteriore, e come luogo di massima adesione alla vita. (…) Non c’è personaggio della modernità letteraria italiana che assomigli al triestino Franchi più del triestinissimo Slataper (…) Ma Slataper non è la sola suggestione delle origini che è possibile captare nel testo, se è vero che prima o poi dovremo pur affrontare la questione dell’espressionismo della lirica franchiana — ciò che non può fare a meno di rimandare più che al “solito” Campana alla visionaria vena di Srečko Kosovel: lo sloveno del Carso che è stato uno dei grandi cantori della novecentesca autodistruzione europea, prima che la sua voce così immaginifica si spegnesse ancora giovanissima». (Marco Fressura e Patrick Karlsen)


Vivere in cerca di orientamento;
altrimenti sprofondare
nel non senso.
Che non ho.
Io non è.
Niente.
(Gianfranco Franchi)

Vi auguro buona lettura, mentre mi immergo a mia volta nelle pagine...

sabato 13 settembre 2008

Desila.



Il cortile è grande.
Molto grande.
E' tutto pieno. Ci sono bambini dappertutto.
Si tira su i calzini. Hanno l'elastico molle e continuano a scivolare. Sono bianchi, a costine fini fini, e ha anche i sandali nuovi. Di plastica rosa con i brillantini.
La cartella invece è di suo cugino.
Rossa.
Ci sono le macchine da corsa sopra. Non le piaceva un granché. E' anche un po' scritta sopra una delle tasche.
Ci sono delle signore che chiamano adesso. Dicono delle cose a voce alta da una porta in cima a tre gradini. Non sa cosa dicono però. Guarda la bocca di quella alta e bionda. Si muove tonda e poi si allunga, e ne esce fuori quella voce che sembra una musica.
Una signora adesso le ha messo una mano sulla spalla e la spinge avanti. Anche lei le dice qualcosa. Desila resta a guardare quella faccia lunga che le sorride e dice quella strana musica. Ha i capelli rossi. Come i pomodori. Ha per mano un bambino coi capelli neri, questa signora. Lui ha la cartella nuova, coi ganci che scintillano come quelle lucette che stanno sopra i paracarri sul bordo della strada.
La signora con la faccia lunga e i capelli rossi la spinge verso quelle altre tre signore in cima alle scale. Ma Desila non è sicura che quello sia il posto giusto dove andare. La mamma non le ha spiegato. L'ha accompagnata sul cancello quando era ancora chiuso, e le ha detto di andare in prima classe. Poi è andata via di corsa. Lei lavora al bar. Torna a casa solo la sera.
La signora la spinge, ma lei non è sicura. Cerca di piantare le gambe per terra.
La signora spinge un po', e le parla. Sorride.
Poi la lascia lì. Va su per le scalette col bambino per mano, e sparisce dentro.
Anche le altre mamme entrano. Anche i bambini.
Suona un campanello. Forte. Desila guarda in su, ma non lo vede. Deve essere nascosto dentro il muro.
Non ci sono più bambini in cortile adesso. Neanche mamme.
Non sa cosa fare.
Tira su i calzini.
Si gira. Cammina piano piano. Mette il piede davanti alla punta dell'altro piede. Come camminare sopra una riga. Deve farlo senza perdere l'equilibrio. Allarga le braccia.
Il cancello è di ferro. Altissimo. Nero. Luccica come se dentro ci fossero dei granellini di brillanti.
Fuori c'è il marciapiede. Passano persone. Per la strada ci sono le macchine.
Sta lì un po'. Non sa cosa fare.
C'è una specie di casetta verniciata di verde, lì a destra. Con le vetrine, e fuori ci sono vasi verdi con dentro fiori. C'è un odore forte che viene da lì.
Si decide. Mette un piede fuori dal cancello. Poi l'altro.
Va a destra.
I fiori sono bellissimi. Ce ne sono di bianchi che sono grandi come la sua faccia. Desila si piega avanti a annusare. Hanno un odore così forte che sembra che vada giù per la pancia. Hanno dentro dei fili gialli con una polvere arancione in cima. Desila la tocca. Il dito si sporca.
C'è un bidone di ferro vicino alla casetta verde. E' fatto come di rete, e dentro c'è un grande sacco di plastica nero.
Desila prende il manico. E' alto. Come lei.
Lo spinge su. Il coperchio di alza un po'.
L'odore è molto forte lì dentro. Sa un po' di quel fiore bianco, ma sa anche come quando la mamma butta via la verdura perché non è più buona.
Si alza sulle punte. Si sporge in avanti.
C'è un mucchio di foglie verdi dentro. E sopra due fiori rossi.
Allunga la mano. Li prende.
Sono bellissimi. Hanno il gambo rotto, ma i petali sono tutti arricciati e fitti fitti uno addosso all'altro, col bordo fatto come la sega che il papà teneva appesa al chiodo in Albania.
Profumano fortissimo. Come il pepe.
Buono.
Desila sorride. Chiude il bidone.
Non sa dove metterli. In cartella ha paura che si sciupino.
Decide di tenerli in mano.

mercoledì 10 settembre 2008

Caucaso, di Piera Graffer

In questi giorni travagliai per la gente del Caucaso, vale la pena di andarsi a scovare questa piccola perla sconosciuta. Il libro di Piera Graffer "Caucaso. Il paradiso perduto" è uscito nel 2000 per i tipi dell'editore LoGisma di Firenze. Nonostante abbia vinto svariati premi, è rimasto più o meno ignorato, come quasi sempre accade ai buoni testi di piccoli editori, che devono lottare contro una distribuzione che li penalizza, e contro l'ipertrofia del mercato editoriale, che pubblica migliaia di titoli all'anno destinati a rimanere sugli scaffali per tre-quattro mesi, per poi scomparire.

Il libro narra le vicende di un piccolo gruppo di esseri umani, legati fra di loro dai vincoli profondissimi del sangue e dell'affetto, anche se etnia e religione li vorrebbero nemici. Col pretesto di far loro compiere il Grand Tour del Caucaso, come erano solite fare, almeno una volta nella vita, le famiglie altolocate di inizio Novecento, Piera Graffer ci mostra abissi e scintillii di questa straordinaria porzione di pianeta, prima ancora che la tempesta del Secolo Breve ne spazzasse via intere etnie e tradizioni millenarie.

Qui si incontrano tutte le religioni del mondo, ebrei, cristiani, mussulmani, seguaci di Zoroastro; qui hanno messo piede e si sono combattuti tutti i più antichi conquistatori della terra. Qui è naufragata l'Arca di Noè dopo i quaranta giorni di diluvio, qui sgorga il petrolio per cui si combatteranno le guerre future. Qui è nato comunismo, trainato da Soso Giugashvili di Baku, detto Stalin; e qui il comunismo è morto, dopo decenni di dominio su metà del mondo.

Quel che la Graffer ci tesse è un affresco sontuoso, tutto luccicante dei fili d'oro del mito, e buio di guerre e sterminii che risalgono alla notte dei tempi.

Tornerò su questo piccolo tesoro dimenticato. Mi piacerebbe intervistare l'autrice, se mi riuscirà di rintracciarla. Comunque, troverò il modo di parlarne dedicando il tempo e l'attenzione che si merita.

martedì 9 settembre 2008

Cesare Pavese nel centenario della nascita: se ne parla su Letteratitudine



Oggi c'è un interessante post su Pavese nel blog letterario di Massimo Maugeri.


Vale la pena di leggere i tre articoli proposti, e, per chi ne abbia voglia, anche di intervenire nel dibattito in corso.


Buona lettura.

Nuovo libro di Barbara Gozzi

E' in uscita per fine settembre il racconto lungo "La questione di Jekyll e Hide", ed. Il Foglio Letterario, della scrittrice e critica Barbara Gozzi.
Chi ha voglia di conoscere la genesi del testo, può dare un'occhiata a questo post, sul suo blog Frammentando.
Buona lettura.

venerdì 5 settembre 2008

Settembre. Buon autunno.

Mentre settembre ci regala una coda morbida d'estate, vi segnalo la nascita di un nuovo blog, la luna dentro il secchio. E poi vi estendo l'invito che mi ha inviato la poetessa Patrizia Garofalo:


Venerdì 19 settembre, ore 16.30
Sala G. Agnelli della Biblioteca Comunale Ariostea
Via Scienze, 17 - Ferrara


A proposito di Cuba
Patrizia Garofalo dialoga con Gordiano Lupi
attraverso due pubblicazioni:

Gordiano Lupi
Almeno il pane, Fidel.
Cuba quotidiana nel periodo speciale
(Stampa Alternativa)

Alejandro Torreguitart Ruiz
Adiós Fidel. All’Avana senza un cazzo da fare
(Edizioni A. Car. s.r.l., 2008)
Ben ritrovati,
buon autunno.