Ogni cosa rimanda alle radici.
Qui tendi a vedere le cose dal verso di sotto. Cammini sulla terra soda, e la senti rimandare il passo chiodato di chi ci sta mescolato dentro. Ci sono ancora i vecchi, qui, che si ricordano i racconti della Grande Guerra. Che ti indicano un ciliegio che non si può tagliare, perché il tronco è così irto di schegge di granata, dentro, che spezzerebbe la sega. Che ti fanno vedere il posto dove si sono impiccati due ragazzi, e uno aveva il santino della Madonna appoggiato alle radici dell’albero. Così sfiniti dall’orrore senza soluzione di quella guerra, che la morte, certa e subito, era loro parsa un ristoro. Un sollievo.
Cammini, e ti senti accompagnato. Questa valle, oggi, sotto questo sole che staglia i contorni di ogni singola cosa come se fossero ritagliati con le forbici, e massi e gole e neve e guglie e foglie verdi e trasparenti e rami teneri di larice e crochi e fili d’erba, questa valle è un catino che raccoglie ombre.
E tu, camminando, sai che di questa terra soda che sostiene i tuoi piedi c’è la faccia di sopra e la faccia di sotto.