martedì 18 agosto 2009

TRA LE ROCCE E IL CIELO, SCRITTORI DI MONTAGNA ALL'OMBRA DELLE PICCOLE DOLOMITI

foto Agostino Venturini, tutti i diritti riservati.

Si avvia in Vallarsa (TN) venerdì 28 agosto TRA LE ROCCE E IL CIELO, SCRITTORI DI MONTAGNA ALL'OMBRA DELLE PICCOLE DOLOMITI, la tre giorni dedicata alla montagna organizzata dall'associazione Arte e Crescita.

Il programma è ricco e denso, e prevede un fitto intreccio di iniziative che spaziano dalla presentazione di libri alla scultura dal vivo, dalle escursioni storiche e naturalistiche alle mostre di pittura e fotografia, dai recital di cori alla riscoperta di scrittori dimenticati qual è Carlo Pastorino, dalle tavole rotonde sul futuro delle minoranze alle saporite mangiate di piatti tipici trentini in compagnia dei protagonisti del festival.

I protagonisti sono tanti e di grande livello, e hanno tutti molto da dire su passato, presente e futuro delle nostre montagne: fra gli altri il Presidente Generale del CAI Annibale Salsa, il critico letterario Francesco De Nicola, il Presidente del GISM - Gruppo Italiano Scrittori di Montagna Spiro dalla Porta Xydias, gli alpinisti Kurt Diemberger, Tom Perry e Hans Steinkoetter, gli scrittori Umberto Matino, Genzo Grosselli, Bruna Maria Dal Lago, Bepi Magrin, Marialinda Cicchelero, Nicola Cozzio, i fotografi Adriano Tomba, Agostino Venturini, Marco Angheben, Giorgio Broz, il pittore Vinicio Vatteroni, il Presidente e il Vicepresidente della SAT trentina Piergiorgio Motter e Claudio Bassetti, gli storici Alessandro Massignani, Marcello Maltauro, il Coro S. Ilario, e molti altri ancora.

Potete trovare il programma completo della manifestazione qui, sul sito ufficiale; qui invece, sul blog, potrete leggere una presentazione dei protagonisti, e tenervi aggiornati su commenti e ultime novità che riguardano il festival.

Buona partecipazione a tutti coloro che vorranno recarsi in Vallarsa venerdì 28, sabato 29 e domenica 30 agosto prossimi.

lunedì 1 giugno 2009

Il sito "Alpinia.net" sceglie "Il Montanaro" come Libro del Cuore




Il portale internet "Alpinia.net, Cose di Montagna" ha scelto "Il Montanaro" come Libro del Cuore.
Nella sua bella recensione, Filippo Zolezzi ne parla in questi termini:
"Mario Martinelli è persona che non passa inosservata: il suo look quasi da figlio dei fiori anni '70 incuriosisce subito, ma la curiosità diventa sincero interesse appena si inizia a parlare con lui, che si mostra come persona da scoprire e conoscere.
Mario Martinelli lo scrittore di montagna, così recita il suo sito, che vi invitiamo a visitare per conoscerlo meglio, ha scritto parecchi libri, iniziamo a farvelo conoscere con questo Il Montanaro, nel quale Fiorenza Aste raccoglie le sue conversazioni con Mario e ne dà un ottimo ritratto.
Mario si racconta senza nascondere nulla dei suoi difetti e dei suoi errori nel corso della sua vita; attraverso questi dialoghi che si svolgono camminando per la Vallarsa, dove lui ora vive, l'autrice riesce a dipingere un ritratto fedele di questo affascinante personaggio..."
Ci volesse leggere l'intero articolo lo può trovare qui.

Nasce un nuovo festival della letteratura e dell'arte di montagna: Tra le Rocce e il Cielo, Scrittori di Montagna all'ombra delle piccole Dolomiti.

Nasce un nuovo festival della scrittura e dell'arte di montagna: "Tra le Rocce e il Cielo. Scrittori di montagna all'ombra delle Piccole Dolomiti."


Nasce in Vallarsa, piccola verdissima valle periferica, proprio sul confine fra Trentino e Veneto, poco toccata dal progresso, e quasi ignota alle rotte turistiche di massa che in questi ultimi anni solcano le strade che portano alle Dolomiti maggiori.


E proprio per queste ragioni, valle ancora intatta, priva di industrie e di inquinamento, ornata dalla corona delle Piccole Dolomiti che le fanno da sfondo, e popolata da una fauna e da una flora sovrabbondanti e selvagge. Il bosco guadagna metri ogni anno, non contrastato da coltivazioni o dall'espansione degli abitati; e cervi, camosci, caprioli, mufloni, volpi, tassi, martore, scoiattoli si lasciano incontrare di frequente durante escursioni e passeggiate.


Una cornice di rara purezza e suggestione, che si presterà il 28, 29 e 30 agosto prossimi, ad accogliere scrittori e scultori, fotografi e pittori, alpinisti, storici, cori di montagna e rappresentanti delle minoranze etniche dell'arco alpino, in una festa di suoni, immagini, sapori e parole fatta apposta per toccare sensi, mente e cuore di chi vorrà partecipare.
Il calendario della manifestazione, costantemente aggiornano, lo troverete qui, nel sito ufficiale del festival; mentre invece sul blog Tra le rocce e il cielo troverete curiosità, notizie, aggiornamenti e informazioni su luoghi, eventi e protagonisti della manifestazione di agosto. Ogni intervento, suggerimento o commento lasciato sul blog ci sarà molto utile per migliorare la festa che stiamo preparando.
Un grazie particolare al quotidiano L'Adige e al caporedattore di Rovereto Gigi Zoppello per il lancio di "Tra le rocce e il cielo", dato in anteprima sul numero di sabato 30 maggio.

giovedì 21 maggio 2009

Prossime presentazioni de "Il Montanaro"

Il libro intervista "Il Montanaro. Conversazioni con Mario Martinelli" sarà presentato, dall'autrice Fiorenza Aste e dall'intervistato Mario Martinelli, in diversi luoghi del Trentino e del Veneto. Ecco qui la lista degli appuntamenti:
  • venerdì 22 maggio, ore 20,30, Recoaro Terme (VI), presso la sala conferenze della COOP.
  • venerdì 29 maggio, ore 20,30, presso la Biblioteca Comunale di Gardolo (TN), Largo Groff, 2.
  • sabato 30 maggio, ore 20,30, presso il Teatro Comunale di S. Anna in Vallarsa (TN), Serata per Carlo Pastorino in compagnia di Mario Martinelli e Marcello Maltauro. Una rievocazione dell'opera e della figura dello scrittore ligure, e un'antologia di quanto i romanzi di Pastorino abbiano contribuito alla stesura delle opere dei tre autori presenti.
  • sabato 8 agosto, ore 21,00, presso la Biblioteca Comunale di Castello Tesino (TN).
  • sabato 22 agosto, ore 21,00, presso Centro Civico di Carbonare, Altipiano di Folgaria (TN).

martedì 5 maggio 2009

6 maggio: Il Montanaro alla Biblioteca del MART

Nuova presentazione del libro intervista
"Il Montanaro. Conversazioni con Mario Martinelli"
presso la Biblioteca del MART,
in Corso Bettini a Rovereto,
mercoledì 6 maggio alle ore 18.
Saranno presenti
l'intervistato Mario Martinelli
e l'autrice Fiorenza Aste.
Organizzazione a cura dell'associazione "Il Furore dei Libri".

domenica 26 aprile 2009

MODIFICA LUOGO DI PRESENTAZIONE DEL "MONTANARO" AL TRENTO FILM FESTIVAL



CAUSA CONCERTO IN PIAZZA DUOMO CHE RENDERA' INAGIBILE IL CENTRO STORICO DI TRENTO, LA PRESENTAZIONE DE "IL MONTANARO" SI SVOLGERA'
LUNEDI 27 APRILE
AL CENTRO S. CHIARA DI TRENTO,
IN VIA S. CROCE 67,
ALLE ORE 17.

lunedì 13 aprile 2009

"Il Montanaro" al TrentoFilmFestival della Montagna


Il libro intervista "Il Montanaro"
verrà presentato
al FilmFestival della Montagna di Trento, nell'ambito dell'iniziativa Montagna Libri,
il giorno lunedì 27 aprile,
alle ore 17:00
presso la Sala Conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
in via Garibaldi, 33 a Trento.
L'autrice Fiorenza Aste, e l'intervistato Mario Martinelli saranno felici di incontrare tutti i lettori che vorranno partecipare.
Buon festival!

sabato 14 marzo 2009

La rivista Trekking elegge "Il Montanaro" libro del mese

E' stato con grande sorpresa, e, inutile dirlo, anche con grande piacere, che ho scoperto "Il Montanaro" eletto quale libro del mese da parte della rivista di itinerari e viaggi nella natura Trekking.
La bella recensione di Michele Dalla Palma, direttore della rivista, si sofferma con sensibilità e attenzione sulla figura di Mario Martinelli e sulla sua inconsueta scelta di vita, che lo ha portato dalla città alle cime dei monti, abbandonando ritmi, abitudini e modi di pensare veloci e malsani, per votarsi invece alla lentezza e al silenzio.

lunedì 23 febbraio 2009

Il quotidiano "Trentino" parla de "Il Montanaro"

Sabato 21 febbraio il quotidiano "Trentino" ha pubblicato un articolo di recensione del libro "Il Montanaro".
Ringrazio il giovane giornalista autore della recensione, Michele Stinghen, per la sua acuta e sensibile lettura del testo.

domenica 18 gennaio 2009

Sulle tracce di Carlo Pastorino: una giornata sul Monte Trappola

“Al passo delle Dolomiti la neve era altissima.
Il camion entrò in una magnifica galleria,
aperta in essa; e quando ne uscì, s’era nella Vallarsa.
Io la salutai con gioia, la Vallarsa,
e mi pareva d’esser tornato a casa mia.
Rivedevo tutti i miei monti:
erano candidi, e brillavano al sole.
Non mi erano mai apparsi così belli.”
CARLO PASTORINO, La prova del fuoco

E' sulle orme di Carlo Pastorino che partiamo, domenica mattina presto, per salire sul Monte Trappola. Le letture di questi giorni ci hanno riempiti del desiderio di appoggiare i piedi sui sassi che hanno portato il peso anche dei suoi piedi.
La giornata è grigia: una spessa coperta di nuvole si appoggia sul Passo Buole e sullo Zugna, e ci fa da soffitto morbido sopra la testa.
Visto dalla strada della sinistra Leno, il Corno mostra la sua faccia seria; è un monte grave, senza vezzi, che non concede nulla alla leggerezza facile del pittoresco.
Non cerchi il Corno per riempirti gli occhi di scenari mozzafiato o di vedute seducenti. Lo cerchi perché vuoi conoscere. Capire. Ricordare.

Carlo Pastorino ci ha vissuto per quasi un anno, alle pendici del Corno. Dall'inizio di luglio del 1916 al 25 maggio 1917, quando verrà trasferito sul Carso, per essere poi fatto prigioniero il 4 giugno, durante la battaglia dell'Hermada.
Undici mesi sul Trappola, dunque. Questo ripido cono di pietra e sassi appoggiato di schiena al corpo del Corno. Più basso, sottomesso. Destinato quindi, per la sua stessa posizione, a subire senza riparo i colpi dell'esercito austriaco, che sul Corno rimarrà ininterrottamente fino al maggio 1918, cioé quasi fino alla conclusione della guerra.

Ne parla, Pastorino, di questa condizione misera, disperata, appena giunto a far da rincalzo alle truppe che quotidianamente venivano decimate sul Trappola:
"Non riesco a capire come abbiano potuto mandarci a occupare questa posizione che pare non avere alcun valore. Perché tanti sacrifizi? A chi e a che cosa giovano? Di qui non è possibile raggiungere la vetta; non solo, ma non si riuscirà neppure a turbare i sonni del nemico."
E poi, raccontando del gioco crudele a cui gli era capitato di assistere durante una fiera di paese, in cui ragazzi e fanciulle prendevano a bersaglio tre anatre legate a un'assicella di legno galleggiante sull'acqua, gli vengono spontanee queste parole:
"Qui sul Corno Destro, in questi giorni, (...) noi siamo bersaglio e null'altro. Bersaglio per il gioco dei Cacciatori delle Alpi. Essi sono sul ponte, appoggiati al loro parapetto; noi sulla passerella, legati a fior d'acqua, deboli e fragili. La nostra condizione è così pietosa che vien voglia di sospirare e di piangere. (...)
La mia carne e il mio spirito non ancora si son fatti duri e padroni della nuova vita. Eccomi uccellino sulla rama: misera cosa in balia del vento."

Arriviamo ad Anghebeni.
Qui c'erano le prime retrovie italiane. Il comando, il posto di medicazione, i magazzini. Il cimitero, che ancora adesso se ne sta lì circondato da un muretto basso di pietra e cemento, pieno delle vecchie croci di legno.
E da Anghebeni imbocchiamo la vecchia mulattiera che sale sul Trappola.
La stessa che Carlo Pastorino imboccò con l'amico Terrazzani, nel luglio 1916.

Il sentiero è spolverato di neve.
Non è passata settimana, quest'inverno, senza che nevicasse, qui in Vallarsa. Il Passo Pian delle Fugazze è stato a lungo chiuso per pericolo di distacco di valanghe, e nella parte alta della valle c'è la neve profonda un metro e ottanta. Ma qui, sulla destra Leno, ben esposta al sole, il terreno del bosco è coperto solo a chiazze. Specie sotto i pini la terra si mostra umida e rossa, con le erbe gonfie dell'acqua colata piano di sotto la coltre di neve.
Sui tronchi degli alberi, le pennellate rosse e gialle incise dalle corna dei cervi picchiettano la corteccia di macchioline chiare.

Saliamo piano. Ci godiamo il procedere, lento, dentro l'aria invernale. A tratti dal cielo scende qualcosa che non è acqua e non è neve. Sono minuscole palline di ghiaccio, che picchiano e rimbalzano con suono argentino sul nylon delle giacche a vento. Pioggia gelata.
Ci guardiamo intorno, mentre camminiamo. Osserviamo le brecce dei muretti a secco, e il terreno del sentiero. Perché qui il via vai era incessante, novant'anni fa. Un'intera città fatta di fanti e alpini e artiglieri e muli e cannoni e barelle e casse di munizioni e trasporti di vettovaglie era in movimento perpetuo su e giù per questi sassi. Trovare qualche traccia di questo imponente ininterrotto cammino è facile, se solo si presta un po' di attenzione.
E infatti dopo qualche centinaio di metri Mario raccoglie una scatoletta di ferro. Piccola, pesante, di metallo spesso, fatta tutta marrone dalla ruggine.
Un barattolo di carne del rancio.
La appendiamo al ramo di un faggio, e proseguiamo.

Arriviamo a quello che Mario chiama il punto panoramico. Uno sperone di roccia proteso verso la valle, coperto di cuscini di erica ancora addormentata nel freddo invernale, e di un'erba fine e pungente che a sedercisi sopra attraversa la stoffa dei pantaloni e pizzica la pelle.
E qui, sotto di noi, si apre tutta la valle. Tutta ancora bianca di neve. Tutta ancora fredda, e addormentata. Tutta racchiusa sotto il morbido cappotto grigio della coperta di nuvole.

Le Piccole Dolomiti, laggiù. Alte, scoscese, fitte di neve. Nascoste dentro le matasse grigie dei vapori e delle nebbie.

E poi Mario mi mostra qualcosa di cui non mi ero accorta. Il terreno, in questo minimo spiazzo proiettato sulla valle, è tutto coperto di minuscole barrette gialle, nascoste fra i sassolini e le erbe. Ne raccogliamo una manciata, grattando il suolo con le unghie, e la ammucchiamo sopra un sasso. Poi Mario fa scoccare la fiammella dell'accendino, e la avvicina al mucchietto, che prende subito fuoco.
"Era l'esplosivo con cui caricavano le bombe" spiega. "Qui c'era una postazione italiana."
E restiamo lì, in silenzio, a guardare il materiale che soffia arde e si consuma. A novant'anni di distanza, nonostante piova acqua gelata e il terreno sia tutto imbevuto di neve sciolta.

Poi ripartiamo.
C'è molta più neve sul sentiero, mano a mano che saliamo in altezza. Un lenzuolo bianco, soffice, che mostra con chiarezza ogni traccia di essere vivente che vi sia transitato sopra.
Ed è così che ci rendiamo conto di essere del tutto soli sulla montagna. In compagnia di camosci, cervi, volpi e altre creature selvatiche, che ci rimangono del tutto invisibili, ma che ci mostrano il loro via vai attraverso la teoria di piccole e grandi orme disegnate sulla neve.
L'unico a avere il coraggio di mostrarsi è uno scricciolo, piccolo e spudorato, che adesso ha preso gusto a seguirci, e salta di ramo in ramo a qualche metro da noi.

E noi procediamo in silenzio, emozionati. Nessun essere umano è passato per questo sentiero da parecchio tempo. Ce lo assicura la pagina vergine di neve che andiamo calpestando, badando a infilare uno il piede nell'orma dell'altro.

La neve aumenta, ora. Appoggiata a plichi bianchi sulle rocce e sopra il piede degli alberi. Ammucchiata a libri. Strati su strati dove puoi leggere la storia delle nevicate di questa stagione.

Camminare nella neve si fa via via più faticoso. La gamba sprofonda fino oltre il ginocchio, e il sentiero si arrampica sempre più ripido.
E allora rallentiamo. Procediamo calmi, tranquilli, lasciando che sia il ritmo del respiro a dare il tempo al passo. E quando il fiato ci richiede di fermarci, ci fermiamo.
E intanto pensiamo ai soldati.
Gli inverni fra il '15 e il '18 furono fra i più duri di tutto il secolo. Caddero metri di neve. E loro vivevano qui, all'aperto. Dentro baracche di legno appoggiate al fianco della montagna. Dentro cunicoli incisi nel corpo della coltre nevosa. O dentro buchi nudi, gli stoi, scavati nel duro della roccia.

Ancora Pastorino:
"In certe limpide notti salgo al Sogi e al Pasubio: e, giunto, cammino sotto grandi volte di neve. Tra i Sogi e il Roite v'è un terreno pianeggiante: ivi le gallerie aperte nella neve sono lunghe, contorte e, in terra, qua e là, son stese stuoie sulle quali si sdraiano i soldati. In queste gallerie l'aria è molle e tiepida, perché si evita, per quanto è possibile, che vi si creino correnti d'aria: e quando una granata abbia aperto un fianco o fatto crollare una volta, è cura di correre a ripararvi. C'è fetore, e la vita, come nei camminamenti coperti, vi è piena di pericoli e d'incertezze. (...)
Il salire quassù è faticoso; si cammina gran parte della notte e si giunge col sole alto. Nell'ultimo tratto del sentiero, ripido e difficilissimo, il gelo non si stempera mai. Soffiano venti rigidi. Salendo, i soldati s'aggrappano con le mani e puntano col bastone ferrato: ma, a tratti, uno di essi - e altri ne trascina! - eccolo rotolar giù spaventosamente e piombare, a pezzi, nel precipizio. Vedo lacrime di uomini che, come nel Cocito di Dante, si congelano al lato degli occhi. (...)
Dalle vette più alte e dalle feritoie delle gallerie vedo anche alcuni versanti di monti tenuti dal nemico. Osservo i sentieri aperti fra la neve, dove lunghe teorie di puntini neri si muovono. Sono uomini: i nemici. Rimango lì a lungo col binocolo agli occhi; e penso: poveri nemici, essi, là, soffrono come noi, qui. Anch'essi camminano nella neve e anch'essi versano lacrime furtive: e le lacrime si raggelano all'orlo degli occhi. Salgono lentamente, affaticati: portano pesi sulle spalle: munizioni e viveri. Salgono alla loro linea la quale, a guardare di qui, è visibilissima: è anch'essa simile a una serpeggiante viottola di talpa, a pochi metri dall'altra, la nemica, che è la nostra. Perché noi, per essi, siamo i nemici."

E poi saliamo l'ultimo tratto, una cinquantina di metri in cui il sentiero si arrampica quasi verticale fino alla cresta del Trappola. La neve si è ammucchiata in cumuli spessi in cui sprofondiamo fino all'inguine.
Procediamo un passo alla volta. Lenti. Senza fretta.
La pioggia gelata si è ora trasformata in una neve fine, che cade fitta a minuscoli fiocchi bianchi.
E poi, ecco la bocchetta. Siamo sulla cresta.
Il Corno, enorme e incombente, ci mostra la sua grigia prua di nave da guerra.

Abbiamo fame. E' mezzogiorno ormai. Nevica fitto adesso, e abbiamo bisogno di un posto dove riposarci e mangiare.
Troviamo un ampio stol ramificato, munito di diverse entrate, proprio sotto al punto in cui, sepolto sotto la neve, si trova il cordino per salire al Cappuccio di Pulcinella.
Avremmo voluto arrivare almeno fino lì, perché dalla cima del Pulcinella si gode di una magnifica vista sulla valle. Ma la neve è ancora troppo alta.
Sarà per la prossima volta. Per oggi ci accontentiamo di far tappa nello stol prima di tornare a valle.
Accendiamo il fuoco.

L'idea del calore confortevole della fiamma ci alletta moltissimo; ma dopo pochi istanti le gallerie si riempiono di un fumo denso che rende l'aria irrespirabile.

Le imboccature dei cunicoli sono quasi completamente ostruite dalla neve, e l'aria non può circolare liberamente.
Dobbiamo rinunciare al fuoco. Lasciamo che la fiamma si spenga piano piano, e cominciamo ad affettare il pane, il formaggio ed il salame che ci siamo portati da casa.


Mentre mangiamo frughiamo con gli occhi il terreno. Ed ecco una piccola striscia marrone: mi sembra metallo arrugginito, e invece, a prenderla in mano, si rivela essere morbida e pieghevole. E' una striscia di cuoio. Una cintura forse. O magari una fibbia.
Continuiamo a mangiare, in silenzio, seduti per terra sul cuscino di foglie secche, mentre il gelo risale piano lungo le gambe.

Sono le due di pomeriggio. E' ora di rientrare. La notte fa presto a scendere in queste corte giornate invernali.
Ma torneremo a farci condurre fuori dai sentieri segnati dalla voce di Pastorino. Sulle tracce di quest'uomo che riuscì a guardare ogni cosa attraverso la limpida umana profondità del cuore. Anche qui, nell'estrema durezza della natura, sotto la grandine di ferro della Grande Guerra.

"Ho sempre amato la montagna, ma questa la amo in modo strano, ardente ed esclusivo. Oserei dire che essa mi abbia avvelenato il sangue. Ogni pietra mi par mia: mio ogni cespuglio. Che sia perché ogni pietra e ogni cespuglio son rossi di sangue?E noi sappiamo di quale sangue siano rossi? Che sia questo? (...) Il nostro amore non può esprimersi a parole. E' tale che ci fa patire. Ma non è neppure più amore: è passione, dolore, spasimo. (...) Questi taciti e rassegnati cercatori di pidocchi son più alti degli eroi di tutti i poemi. (...) Ecco perché non si riesce a far su il nostro zaino, ad allacciare le nostre fasce, a prendere il bastone ed avviarci. Com'è possibile? Come poter dire "Addio, dunque; voi rimanete, io me ne vado?"
CARLO PASTORINO, "La prova del fuoco"

mercoledì 14 gennaio 2009

TERRA DEL FRONTE: la prima guerra mondiale in Vallarsa.

Domani 15 gennaio e sabato 17 gennaio, alle 20,30, si parlerà della Grande Guerra al Teatro Comunale di S. Anna di Vallarsa.

Domani proiezione di un filmato con commento storico, e mostra di oggetti bellici recuperati in valle.

Sabato invece parlerò di Carlo Pastorino, grande scrittore dimenticato, autore della trilogia "La prova del fuoco", "La prova della fame" e "A fuoco spento", che merita, ora che la celebrazione del centenario riporta l'attenzione su luoghi eventi e personaggi della Grande Guerra, di ritrovare un posto di rilievo nella letteratura del primo Novecento.
Seguirà la proiezione del film "La Grande Guerra", di Monicelli.

domenica 11 gennaio 2009

Quotidiano l'Adige: Fabrizio Torchio recensisce "Il Montanaro"


E' uscito sul quotidiano l'Adige di venerdì 9 febbraio, nella pagina Alta Quota, un bel commento di Fabrizio Torchio al nuovo libro "Il Montanaro. Conversazioni con Mario Martinelli", ed. La Grafica.
L'articolo penetra il testo in profondità, cogliendo appieno lo spirito che lo anima.
Un sincero ringraziamento a Torchio per la lettura attenta e sensibile che ne ha fatto.

Chi volesse scaricare l'articolo in formato PDF, lo trova qui.