E poi un giorno ti accorgi che riconosce le lettere. Cinque lettere.
Ci hai lottato per mesi. Gliele hai proposte in tutti i modi, scritte, a computer, di legno, a incastro, magnetiche, a puzzle, e ora cominci a sentire che è inutile. Lui non parla. Forse questo insistere su suoni che non sa produrre non ha senso.
Alla logopedista hai detto "niente, non ci sono segni di associazione suono-simbolo ancora", e con questo volevi dire mi do per vinta. Va bene, allora ripieghiamo su obiettivi più concreti, tipo allacciarsi le scarpe. Oppure versare acqua da una bottiglia. Almeno quello gli servirà nella vita.
Lasciamo perdere. Aspettiamo. Rimandiamo.
E il giorno dopo lui forma la sillaba DA. Così, veloce. Sicuro. Tu glielo chiedi e lui lo fa.
Ecco.
Resti a guardarlo con la bocca aperta.
E poi ti vien da ridere.
Ti ha spiazzata anche questa volta.
Ma siccome non ci credi del tutto, gli chiedi di formare anche la sillaba DO.
E lui lo fa.
Resti a guardarlo in silenzio.
E ti si stringe il cuore.
Perché questo vuol dire che lui saprà parlare.
Lui saprà scrivere. E leggere.
Non importa quanto ci vorrà. Anni, ancora. Ma imparerà. Lui leggerà. Scriverà. Parlerà.
Forerà la boccia di vetro.
Saprà portar fuori quel che c'è dentro.
Glielo dici.
"Riccardo, tu imparerai a parlare."
Lui ti guarda.
E tu sai, lo sai, che capisce.
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