lunedì 28 gennaio 2008

Donna.



Scrivo di essere, questa volta, su GiornaleSentire. E dal momento che il mio essere dentro questo mondo si incarna in forma femminile, scrivo del mio essere donna.

Mettere al mondo, amare, nutrire, salvare. Io sono qui per questo.
Mi rendo conto che questa affermazione è destinata a far sobbalzare più di una donna, qui, oggi, in questo nostro mondo occidentale. Eppure io sento che il mio essere è fatto di questo. E sento che negarlo è quel che porta le nostre giovani donne verso quel radicale male di vivere che si chiama anoressia.

Sento, con un sapere che ha poco di razionale e molto di sotterraneo, che spesso l’emancipazione ha preso forme che imitano il maschile. Modelli maschili, obiettivi maschili. Produttività, carriera, fretta. Razionalità, mente. Dimenticandosi che il sapere femminile passa per canali spesso diversi dalla logica. O meglio, vede le cose con una logica, per così dire, molto meno logica. Una logica che sa anche del lato oscuro della logica, della sua tendenza, per esempio, a giustificare a posteriori scelte fatte per ben più pressanti ed atavici motivi, o a venire usata per allontanare urgenze percepite come troppo assillanti, troppo vicine, tanto da risultare insopportabili.

Insomma, noi donne abbiamo un punto di osservazione, diciamo così, molto più vicino al pelo della terra. Anzi, così vicino da stare a volte sotto terra, a guardare le cose dal verso della loro faccia più nascosta...

Se vi va di leggere il resto del testo, lo potete trovare qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai detto ciò che ogni donna sente in cuor suo, hai dato voce al SENTIRE femminile. Grazie Fiorenza, per averci ricordato che nulla è più importante che amare ed essere amati.

Corona Perer
28 gennaio 2008

Fiorenza ha detto...

E' così che sento, cara Corona. Sento che alla base della sofferenza femminile nella metà occidentale del mondo sta una profonda spaccatura interiore. E il corpo è, come sempre, la pietra dello scandalo. Sbattuto in copertina o sugli schermi il più nudo possibile, o negato e rifiutato. Sono le due facce della stessa medaglia. Il risultato è comunque lo stesso: alienazione da sè. Non amore. Rifiuto di una parte di sé. E quindi rifiuto di sé tout court, come esito finale.
Consapevolezza l'unica medicina che vedo.
E amore, come conseguenza della consapevolezza.
Grazie cara Corona, un abbraccio
Fiorenza