giovedì 3 luglio 2008

Kaddish profano per il corpo perduto, di Francesca Mazzucato



E' un libro potente.
Disturbante, forte, come sempre sono i testi della Mazzucato.
Ma non provocatorio. E' un testo che ha superato lo stadio della provocazione.
E' un libro che va al nocciolo. Che dice quel che è necessario dire.
E' un libro maturo.
Ne parlo su Kult underground. Ecco qui uno stralcio del testo:

"Questa è la storia di un viaggio. O forse, meglio, di un pellegrinaggio, che assume la forma fisica di un vagabondaggio attraverso le vie di Budapest. Ma la cui vera sostanza è un nudo e fiero itinerario fino alle sorgenti del sé.
Che Francesca Mazzucato fosse scrittrice coraggiosa, noi tutti che la leggiamo fin dagli esordi lo sapevamo bene. Abbiamo seguito negli anni, con un sottile brivido di turbamento che ci increspava la pelle, la sua spericolata indagine nei territori senza nome che aderiscono al corpo. Eros, malattia, morte sono stati a lungo suoi compagni di strada. Nominati a voce piena, senza reticenze e senza cautele. E credevamo che oltre non fosse possibile spingersi.
Eppure non è così. In un modo nuovo, sorprendentemente forte, calmo e maturo, questo libro ci insegna come si può ancora declinare la parola coraggio.
Un viaggio dunque. Un viaggio a Budapest. Che l’autrice ci racconta compiuto in compagnia di un caro amico, con cui un tempo ha condiviso stanze, cibo e amore. Ma soprattutto, sotto la guida potente e disarticolante delle parole di un grande della narrazione. Imre Kertész.
Sarà lui, il vecchio premio Nobel scampato al lager, a modulare la melodia di fondo che guida la Mazzucato per le vie di Budapest. A accompagnarla in quello che si configura come un itinerario di decostruzione del conosciuto. Un vero e proprio salto nel buio, che la scrittrice accoglie senza porre ostacoli. Pienamente disponibile a sbarazzarsi di quello che sa. A accogliere quello che è, cercando di non sovrapporvi etichette. Cercando di compierne un’autentica, immediata conoscenza.
Budapest come Marsiglia? Anche Marsiglia è stata un luogo dell’anima, per la Mazzucato. Un posto in cui fondere confini e contorni, facendosi acqua, asfalto, profumo di basilico e lezzo di porto. Lasciandosi annegare nelle parole saporose e disperate del suo cantore, Jean Claude Izzo. “Con le città vivo personali e segrete passioni”, ci dice l’autrice. Ed è vero. Le città le inghiotte, la Mazzucato. Ne inala i profumi, ne assimila per mimesi le forme e i colori. Diventa le vecchie che passano per strada con le borse gonfie di povera spesa. Ne riflette le zone d’ombra, i vicoli bui.
“Diventa” la città.
Eppure Budapest rappresenta una sfida ben più difficile. Perché così diversa. Così totalmente altra. Percorsa da una lingua che non assomiglia a nessun’altra, in Europa. Odorosa di spezie zingare e di musica klezmer. Multiforme, stratificata, sfuggente. Inafferrabile. Inclassificabile..."


Chi ha voglia di leggere l'intero articolo, lo troverà qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Dunque Francesca Mazzucato si è ridotta alla pubblicazione a pagamento?

Azimut è un editore a pagamento. Conosco due persone che hanno pubblicato con lui e che hanno pagato: l’editore chiede l’acquisto di circa 100/150 copie su una tiratura di 600/800 volumi.
Considerando che ad esempio il libro della Mazzucato costa euro 12,50 potete farvi facilmente i calcoli di quanto abbia pagato.

Del resto nel blog della Mazzucato e nei suoi numerosi interventi in rete ormai di scrittura, degna di questo nome, non ne è rimasta traccia resta solo il suo livore. Sembra avercela con il mondo intero e chissà perché. Non credo che la sua si possa definire critica letteraria per non parlare delle sue pagine monotematiche (e, si mormora in rete, spesso copiate da altri autori).
Ma per fortuna che, quando i veri editori rifiutano il tuo manoscritto, si trovano sempre gli stampatori a pagamento! ;)
Un caro saluto e complimenti per l’interessante blog.

Giuseppina Violante

Fiorenza ha detto...

Cara Giuseppina,
non conosco gli accordi della Mazzucato con il proprio editore, mi limito a esprimere le mie sensazioni una volta letto il libro. Che secondo me è un testo forte, coraggioso, e scritto con uno stile molto interessante.
Ti ringrazio per la visita al blog, spero di trovarti ancora su queste pagine.
Buona vita
Fiorenza