Un altro blog nel mare immenso della rete.
Che differenza può fare, mi domandavo ieri, dentro quest’oceano di parole agglutinate, dense come gelatina, che ti avviluppano da ogni parte ogni volta che scivoli in rete.
Tante parole. Troppe, forse.
Un brusio globale che circonda la terra come una bolla.
E allora? Che ci fa qui un altro blog?
Non so.
Ieri volevo che questo fosse il blog del silenzio più che il blog delle parole. Un blog che risparmia e parla solo quando sente che è buono farlo. Solo quando le parole sembrano davvero necessarie.
Non so se sarò capace di rimanere qui, dentro questa decisione. Forse quando uno è in rete, in qualche modo si sente spinto a far vedere che non è morto. A dare, ogni giorno, segnali di vita.
L’ho sentita, questa febbre, mentre preparavo il blog. Questa spinta, dai, dai, di cosa possiamo riempirlo adesso. Ti guardano, ti leggono, fa’ vedere cosa sai fare.
Ecco, davvero, vorrei che non fosse questo.
Vorrei che questo spazio fosse vuoto più che pieno.
Silenzio più che rumore.
Lentezza più che fretta.
Un blog lento.
Che cammini piano piano, e si lasci sorpassare in grande tranquillità.
Senza inquietarsi.
Senza confondersi.
Un blog dove concedere tempo, spazio, e silenzio, all’armonioso giustapporsi del tutto. Dove lasciar fluttuare lento quello che esiste, finché non si sistema in modo tale che tutto si veda bene.
Tutto qui.
Vedremo.
Facile parlare. Ora mi aspetto alla prova dei fatti.
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