Vento. Nuvole quiete e stracciate, una coperta di nuvole grigie a pannicoli spessi per la mia quiete.
Il vento. Il suo rumore ondeggiante. Cresce. Gonfia. Trascina, spazza, rotola, veleggia in alto, gonfio come vele di veliero. E poi tace. E quando tace cantano gli uccelli.
Lontano. Lontano, al di là del mare, al di là delle cinte massicce di roccia dura, al di là del verde di Francia, al di là dell'Oceano, e poi su, su per il paesaggio sempre mite e sempre uguale sempre ondulato senza frattura, lassù lontano dove è freddo e lontano e solo, c'è un posto che conosco.
Un posto che mi conosce.
Ho pregato in quella chiesa senza altare. E ho pregato in quelle distese larghe senza orizzonte di erba e quieti muri di sassi pazienti.
Sono stata il sole, per un po', là. Per un momento breve.
Ma questo non ha importanza.
Penso i cespugli bassi di lavanda e lobelie blu. Le tavolette disegnate per il tè delle cinque. Il verde, verde mare di erba a perdita d'occhio, e i riquadri bassi dei muri di sassi.
Oh, non c'è altro da dire. Niente altro da nominare.
E' tutto qui.
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