Sto leggendo “Pagano” di Gianfranco Franchi.
Sono solo all’inizio. Le prime trenta pagine. Ma già così è un testo che mi interroga. Con forza, con violenza.
Non voglio parlarvi del libro ora. E’ troppo presto. Prima dovrò finire di leggerlo. E poi dovrò lasciargli il tempo di entrarmi per bene dentro le cellule. Di diventare roba mia, non solo sua.
Ma già ora lo sento pizzicarmi sotto la pelle. Perché alcune delle cose che Franchi dice sono cruciali.
Premetto che sono madre di due figli. E forse questo mi fa sentire le sue parole ancora più sostanziali. Uno schiaffo in faccia, e uno schiaffo salutare.
Perché io sono uno degli ultimi membri di quella generazione privilegiata, accudita e garantita dallo stato, che ha potuto godersi il posto fisso e la cassa integrazione, le baby pensioni e le pensioni di invalidità seminate a pioggia a scopo elettorale. Che è poi quella stessa generazione che ora sta privando i propri figli di ogni diritto.
Sono anni che non mi capacito di questa cosa. I vecchi di questa nazione stanno facendo come Crono. Si mangiano i propri figli. Impedendo loro di avere un lavoro dignitoso e sicuro che permetta di metter su famiglia e uscire di casa (e poi ci si lamenta che i figli non se ne vanno più. Ma come fanno, se prendono 400 euro al mese? E anche quelli con contratto a termine, se no troppo lusso!), delle garanzie quando si ammalano o vanno in maternità, dei contributi che garantiscano in futuro una protezione durante la vecchiaia.
In nome del lavoro flessibile questa società sta meticolosamente inesorabilmente costruendo un buco nero nel futuro dei propri figli. Costringendoli a stazionare in un’adolescenza infinita, per poi piombare all’improvviso in una vecchiaia priva di qualsiasi sicurezza e protezione.
“Non mi sento bene. Tra poco avrò trent’anni e non ho nessuna certezza. Non ho un contratto che mi garantisca fiducia nel futuro e stabilità: sono un collaboratore a progetto. Non ho una casa, sono ospite della mia famiglia sin da quando sono nato. La mia automobile è intestata a mio padre. Tra poco avrò trent’anni e non ho niente.(…) Domani posso essere finito. Posso essere vivo, ma privo di tutto quel che serve a vivere dignitosamente: casa, lavoro, automobile, reddito.”
E’ così. Quel che Franchi ci racconta è storia di ordinaria follia per centinaia di migliaia di giovani (e non più tanto giovani: mi piacerebbe sapere quanti quarantenni si trovano ancora in una condizione simile). Niente potere contrattuale, viste le condizioni in cui lavorano. Prova tu a fare uno sciopero, quando sei assunto a contratto. Ma prova anche solo a restare incinta. Ti ritrovi per strada nel giro di pochi giorni.
Non c’è nessuno stato europeo che stia praticando una simile follia. Perfino la dura, liberista Inghilterra offre ai propri giovani molta più protezione di quanto non faccia l’Italia. Prima di tutto prevedendo un sistema di presalari che aiuti i giovani a studiare (qui in Italia se non paga papà sei fritto), e poi una serie di ammortizzatori e garanzie, e infine, ma non ultimo, stipendi che permettano loro di mangiare sia a pranzo che a cena. Cosa assai improbabile con un salario medio da contratto a termine italiano (ma lo sapete che i ricercatori universitari in Italia prendono 900 euro al mese? La crema intellettuale del paese. Mi domando perché ci sia ancora qualcuno che decide di studiare. Mah. Masochismo forse).
Ma cosa stiamo aspettando a mettere un rimedio a questa insana situazione?
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1 commento:
People should read this.
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